Perché mi ha letteralmente salvato la vita.
Perché quando sono in crisi lo sogno.
Perché quando stavo per buttarmi giù dal balcone c’è stato lui.
Non era il mio migliore amico. Mi ha però salvata.
Non l’ho nemmeno mai detto ai suoi amici più cari perché era una cosa nostra.
Mi ha salvata.
Se oggi sono qui è solamente merito suo.
Per ironia… non c’è più lui.
Perché ogni volta che vado al parco lo penso: lo avevo visto lì, in moto, l’ultima volta.
Perché era allegro come me. Ma come me aveva qualcosa dentro.


La cura per la malattia a base di interferone mi mandò, piano piano, in una depressione così nera che potevo avere sollievo solo con la morte.
Sospensione del farmaco, antidepressivi, cambio farmaco e psicoterapia sono stati la mia rinascita.
Ma rimangono scie dentro.
E se quella malattia del cavolo portasse solo cose fisiche… no. Si insinua. Ti cambia.

Ma se oggi sono qui a fare danni su danni, ma anche tanto di bello, è solo grazie a lui.
E non me lo posso scordare. E stanotte l’ho sognato.

Non è facile parlare di sé. Non è facile parlare della propria mente.
Si ha paura di parlare di cose che si conoscono poco.
Si ha paura delle cose che non sono fisicamente vedibili. Io stessa sono la prima ad avere una paura della mia mente enorme.

Ma così sono. E allora penso solo alle vacanze ma ho flash dell’Angelone che, oggi, valeva proprio la pena ne parlassi. Perché sono qui e sono viva. Con un cervello marcito ma felice di potermi godere la vita. Ed è solo e soltanto grazie a lui che mi ha fermata.

E ieri ho riletto un post vecchio di Evaporata e uno di Low Profile che non avevo mai letto prima. E grazie a chi ha coraggio sempre di aprire anche la propria mente oltre che il cuore.

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