Per te
quando la vita aveva il sapore dell’inverno, come dentro alla tua sciarpa che pungeva.
Tu eri la casa, col cappello sulle ventitré e il cappotto blu e giallo che ti stava tanto bene.
Per te
quando mi sentivo sempre seguita, come avessi un ombra sempre attenta e che andava al mio stesso passo.
Tu eri quella casa coi pavimenti scivolosi.
Per te
quando mi aprivi le noci con le mani nodose e puntellate di macchie marroni e quelle unghie rimaste martoriate dalla bocca. O quando aprivi le castagne bollenti e le tue dita sembravano di amianto.
Per te
quando casa era stare in dieci, vicini vicini sulla tovaglia bianca ricamata, con quelle gocce di vino rosso che tentavano di rovinarla per sempre. Senza riuscirci mai.
Per te
quando ridevo per quelle parole straniere italianizzate. E per ogni soprannome che davi, in quel modo tanto azzeccato.
Quando la vita era tanto bella perché io ero tanto felice di mangiare il tuo brasato e le patate col sugo di pomodoro. E sai… bastava.
Per te
quando un profumo risveglia qualsiasi cosa bella del mio passato che sembra tanto remoto.
Quando correvo a specchiarmi nella tua camera, davanti, dietro e di fianco, con quella mia foto sul comodino.
Per te
quando mi guardo ora e mi sembra di riconoscerti in ogni mio modo di fare.
Quando ciò che faccio porta a qualcosa di buono. Quando aiuto qualcuno e lo faccio anche bene.
Per te
quando darei chissà che cosa per tornare ad allora anche solo per dieci minuti.
Quando ormai i ricordi mi fanno sorridere e non mi provocano più dolore.
Per te
quando capisco che non smetti di mancarmi mai.