Facevo questa stessa strada per andarlo a trovare.
Ero piccola da non arrivare ai sostegni. Ricordo il freddo, la condensa e la nebbia fitta. Ricordo i vetri appannati della metro. Volti ovattati. Cappotti che occupavano in modo illecito il vagone. Viaggio lungo. E poi non era finita ancora. Mancava un pezzo da fare in autobus, se si era fortunati di non trovarlo stracolmo.

Lui mi aspettava in cima alle scale. Aveva già la lettera per me in mano che avrei letto, poi, durante il viaggio di ritorno.
E io avevo la mia, nascosta in tasca insieme alla busta gialla degli m&m.


Scambio di lettere e scambio immediato di affetto. Quello che gli mancava in quell’ospedale cupo che non lo lasciava mai tornare a casa. Ogni giorno chiedevo Oggi ti lasciano libero? Mmm… no, non ancora. E sbuffavo con le gote a palloncino che lui mi sgonfiava con un dito.

E poi che ricordi… Passare da questa fermata dove andavo a vedere le partite di calcio e quel bimbetto sudicio che mi fermava sempre per regalarmi gelati…

Oggi il sole spacca le pietre. Fa caldo. Niente condensa, niente posti occupati in modo illecito.

Ma tu sei sempre nel mio cuore. Straripi.

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