Vendevo le focacce: erano le cartelle del bingo.
E avevo tutte quelle fotocopie di lire che mi aveva fatto la mamma in ufficio.
A me piaceva stare alla cassa per dare il resto… sarà per quello che poi ho amato tanto la matematica. Ero diventata bravissima. Anche successivamente, lavorando per un periodo in negozio, la cassa che veniva chiusa a pareggio era quasi sempre la mia. Io credo che il motivo fosse perché avessi giocato tanto a vendere focacce.
Le diecimila lire erano tutte con la scritta Contate. Ma possibile avesse solo quella nel portafoglio?
Le mille lire vecchie e poi quelle nuove… eh sì, perché erano uscite quelle con la Montessori.
Avevano un colore più bello rispetto al Marco Polo ed era più semplice mettere i due pallini sugli occhi.
Non si pitturano i soldi…. ma se c’era chi ci scriveva poemi….. O chi scriveva frasi d’amore…
Quando si rompevano a metà, magari dopo qualche lavaggio, arrivava giù la Vittoria dall’ottavo piano e, in modo preciso, le riattaccava con lo scotch.
Ne giravano tante di banconote così.
Ora no… e nemmeno si vedono più le scritte.