Ci prendeva per mano e iniziavamo la salita. Prima fermata: la bocciofila. Non si poteva iniziare a camminare per la ripida strada senza bersi, prima, un estathe al limone. Un bicchierino a testa. La cosa più bella era scegliere dove bucare il coperchio di alluminio. Io sempre nel disegno delle bolle, mio fratello optava per il limone. Lo bevevo fin l’ultimo goccio e poi leccavo il bicchierino. Quanto era buono. Salivamo fino in alto per prendere le more… erano giganti. Il nonno ci avvicinava i rovi con un ramo e poi stava a noi coglierli e metterli nel nostro sacchetto. Il mio tornava sempre , al punto di partenza, mezzo vuoto: me le mangiavo per la strada. L’estate era tutta in quel bicchierino. L’estate, per me, è ancora in quel bicchiere. La bottiglia non ha lo stesso sapore. Ricordo me, davanti ad una macchinetta di bibite a lavoro. La scoperta che avessero messo anche la mia bevanda preferita. Ricordo me, mentre supplicavo un collega ingordo di lasciarmi l’ultimo. Prendi la bottiglietta tu. E no. Prendila tu. No. Non è la stessa cosa. Eh no. Lo so bene.

Volete farmi il regalo più bello? Ecco. Bastano tre bicchierini di estathe al limone ma… Occhio… Controllate che non abbiano rubato le cannucce.

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