Solamente una volta vidi le famose stelle cadenti. Ero a L’Aquila da un po’ di tempo e avevo trovato delle persone speciali con le quali condividere quel posto.  Gente del posto che mi accolse nelle loro vite. Gli aquilani mi colpirono. Mi aprirono le braccia in modo garbato e non invasivo. Persone simpatiche e generose. Andai su questa montagnetta con dei ragazzi del posto,  mi portai anche gli occhiali per non perdermi nulla.  Passò del tempo ma poi riuscì a vedere le stelle sul serio e non una ma ben tre. Ero felice di essere riuscita a vederle anche io,  così felice che mi alzai di corsa e finii giù per una discesa erbosa. Il risultato furono ginocchia e mani sbucciate e un paio di occhiali da buttare. Ricordo bene le loro facce tra lo sbigottito e il divertito, ai loro occhi sembravo proprio una ciulona (non trovo altro termine più adatto,  a volte il milanese ha parole perfette per rendere l’idea). Il giorno dopo, ancora un po’ zoppa e un po’ rossa dalla vergogna,  mi vennero a prendere per portarmi dall’ottico nella città di sopra. Saranno passati quasi vent’anni ma ho ancora quel vecchio paio di occhiali nel comodino come ricordo di quella città magica. 

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